Gli investimenti nelle infrastrutture sportive: i casi Manchester e Milano a confronto

Vediamo come anche gli investimenti in strutture sportive (pensiamo agli stadi) possono influire sull’economia di una città: i casi opposti di Manchester e Milano.

New Trafford: il progetto da 2 miliardi che trasformerà
Manchester e il suo futuro
 

“Un luogo dove sono nate leggende e sono state incoronate leggende. Dove è stata forgiata la storia. Ora è il momento di costruire un futuro luminoso.”

Con questo comunicato il Manchester United ha annunciato il più grande progetto di trasformazione urbana della città di Manchester che prevede la costruzione del New Trafford, il nuovo stadio del Manchester United.
La struttura, la cui costruzione è voluta fortemente da Sir Jim Ratcliffe, nuovo comproprietario della squadra, costerà circa 2 miliardi di sterline, potrà contenere fino a 100.000 spettatori e avrà un impatto economico positivo sull’intero Regno Unito pari a 7,3 miliardi all’anno, secondo quando afferma un report di Oxford Economics. Secondo questo report, il nuovo stadio contribuirà alla creazione di 92 mila posti di lavoro all’anno e alla costruzione di 17 mila nuove abitazioni e porterà 1,8 milioni di visitatori aggiuntivi all’anno alla città di Manchester.

Nel progetto di costruzione dello stadio, vi è inoltre la rigenerazione dell’intero quartiere di Trafford Wharfside, con la nascita di una nuova infrastruttura ferroviaria, un grande centro commerciale e nuove infrastrutture scolastiche e di intrattenimento, tra cui un teatro che sorgerà proprio dalle ceneri dell’Old Trafford.
Questi investimenti mostrano il grande potenziale delle società calcistiche nella generazione di impatti positivi dal punto di vista economico, sociale e ambientale, come vorrebbe la politica Strength Through Unity della UEFA.

L’importanza degli investimenti in strutture sportive moderne:
Se in Gran Bretagna vengono effettuati importanti investimenti nelle infrastrutture sportive dall’impatto estremamente positivo sulle realtà territoriali, la politica italiana invece sembra non averne ancora compreso il potenziale. È notizia recente, infatti, che la UEFA ha revocato a Milano la finale di Champions League 2027.

Una nota della UEFA diffusa subito dopo la riunione del Comitato Esecutivo del 24 settembre ne spiega le ragioni:

“Poiché il Comune di Milano non poteva garantire che lo stadio San Siro e le aree circostanti non sarebbero stati interessati da lavori nel periodo della finale Champions 2027, si è deciso di non assegnare la finale a Milano e di riaprire il processo di candidatura per nominare una sede adeguata, con decisione attesa per maggio/giugno 2025″.

Da anni, infatti, le squadre milanesi premono, nonostante la contrarietà della Giunta Comunale, per la realizzazione di un nuovo stadio nell’area di San Siro e la rigenerazione del quartiere in una grande area da dedicare all’intrattenimento sportivo, previo confronto con tutti gli attori coinvolti.
La mancanza di chiarezza da parte dell’Amministrazione meneghina sul futuro dell’area ha portato la UEFA a cancellare una grande manifestazione sportiva sulla città di Milano. Mentre Francia e Gran Bretagna investono in infrastrutture sportive, il comportamento di certe amministrazioni comunali non permette di cogliere a fondo le opportunità di rigenerazione urbana che questi investimenti offrono e, soprattutto, allontana manifestazioni sportive di rilevanza internazionale come la finale di Champions League, il cui indotto economico per la città di Milano era stimato in 15 milioni di euro.

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